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Mondial da competizione

LE STRAORDINARIE MONOCILINDRICHE BOLOGNESI DEGLI ANNI CINQUANTA

Nel numero di maggio del 2015 della nostra rivista abbiamo parlato delle Mondial di serie, largamente diffuse e apprezzate per lungo tempo da tanti appassionati. Queste moto sono nate sull’onda dell’entusiasmo creato dalle vittorie di quelle da Gran Premio, che hanno iniziato a imporsi a livello internazionale fin dalla nascita del Campionato Mondiale, dominando la classe 125 e mostrando a tutti la strada da percorrere.

I fratelli Boselli avevano iniziato la loro attività nella seconda metà degli anni Trenta a Bologna producendo dei robusti motocarri. Dopo la seconda guerra mondiale Alfonso Drusiani, titolare dell’officina dove si costruivano i motocarri, di propria iniziativa ha realizzato una moto da Gran Premio di 125 cm3 che, a differenza delle altre che gareggiavano nella stessa classe, era a quattro tempi e non a due. Si trattava di una moto dalla ciclistica estremamente semplice, con telaio in tubi a doppia culla continua, forcella a parallelogramma e sospensione posteriore a ruota guidata. Il punto di forza era il motore, nel quale spiccava la distribuzione bialbero comandata da un alberello e due coppie di ingranaggi conici posto sulla destra. Inconsueta era l’adozione di un basamento del tipo a tunnel, ossia costituito da un’unica fusione, che veniva chiusa lateralmente da un grosso coperchio flangiato, nel quale era alloggiato uno dei due cuscinetti di banco. L’albero a gomito era in tre parti unite con l’ausilio di grossi dadi di ritegno. Alla sua estremità sinistra era fissato un grosso volano, nascosto da un coperchio laterale dalla caratteristica forma. Il cilindro in lega di alluminio aveva la canna in ghisa. Nella testa erano alloggiate due valvole inclinate di 80° e la lubrificazione era a carter secco. La trasmissione primaria a ingranaggi inviava il moto alla frizione e quindi al cambio del tipo con presa diretta; l’albero a gomito girava quindi “al contrario” (cioè in senso opposto rispetto alle ruote). Le forcelle di innesto delle marce non erano azionate come di consueto da un tamburo selettore ma da una piastra a scorrimento rettilineo munita di cave sagomate. Questo motore aveva un alesaggio di 53 mm e una corsa di 56 mm ed erogava una dozzina di cavalli a 9000 giri/min. Le eccellenti prestazioni della moto hanno portato il conte Giuseppe Boselli ad acquisirne il progetto e a iniziare una nuova attività, con l’officina di Drusiani che diventava il reparto corse di una nuova casa motociclistica, la Mondial.

Da questa 125 bialbero, che si è imposta nei campionati mondiali del 1949, 1950 e 1951, è derivata una monoalbero di eguale cilindrata destinata ai piloti privati, con comando della distribuzione a cascata di ingranaggi e lubrificazione a carter umido, che ha ottenuto molti successi (spiccano due vittorie di classe nella Milano-Taranto).

Clicca qui per leggere il resto dell’articolo a pag 40 di Motitalia

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